Carnevale e le origini pagane.
Le prime testimonianze dell’ uso del vocabolo ‘carnevale’, detto anche ‘carnevaio'. vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo. Oggi, i carnevali italiani di Putignano, Venezia, Viareggio, Ivrea, Acireale, Sciacca, sono considerati tra i più importanti al mondo: la loro fama, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia dall'estero.
Senza necessariamente raggiungere queste o altre località, i più si mascherano o travestono per il loro carnevale ‘sotto casa', convinti di darsi un po' di respiro alle angustie di ogni giorno (pandemia e guerra).
Il carnevale in molti luoghi è davvero sfrenato, e spesso dura tre giorni, ma a volte parecchie settimane.
Il carnevale è celebrato in molte città in tutto il mondo dove è praticata la religione cattolica romana. La celebrazione è in genere caratterizzata dall’uso delle maschere, dalle processioni, dai canti e dalle festività pubbliche. Il tempo del carnevale precede di poco il mercoledì delle ceneri, primo giorno del periodo quaresimale di quaranta giorni cattolico romano. Durante la quaresima, i cattolici per tradizione digiunano, mangiando solo un intero pasto al giorno. Il giorno prima delle ceneri, chiamato martedì grasso è l’ultimo giorno della celebrazione di carnevale.
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Le feste sfrenate di carnevale,forse possono sembrarvi strane celebrazioni, specialmente per una religione che professa d’esser cristiana. ‘Quale relazione ha il carnevale con gli insegnamenti e le pratiche della Chiesa Cattolica?’ potete chiedervi. ‘Da dove venne la parola “carnevale”? La veduta popolarmente accettata è che la parola “carnevale” ha a che fare con l’astinenza dalla carne durante il digiuno cattolico della quaresima. Si dice che la parola derivi dal latino carne vale, che significa “togliere la carne”. Così “il carnevale è l’ultima festa prima che comincino gli austeri 40 giorni della quaresima nei quali si osserva l’astinenza dalla carne”, spiega The Encyclopædia Britannica.
‘Ma’, ci si potrebbe chiedere, ‘che cosa hanno a che fare l’ubriachezza, la promiscuità sessuale e la gozzoviglia, così caratteristiche delle celebrazioni carnevalesche, con l’inizio del digiuno cattolico romano della quaresima?’ Pare che ci sia poca relazione, come i sinceri cattolici, i quali deplorano queste celebrazioni licenziose, possono presto riconoscere. Dove ebbero dunque origine tali usanze del carnevale, come quella di mascherarsi con costumi, “mettere a morte” l’effigie del carnevale, ubriacarsi, gozzovigliare e fare sfilate di carri carnevaleschi che a volte assomigliano a navi su ruote?
Nei paesi tedeschi Fasching, chiamato anche Fastnacht o Fasenacht, è il nome che si dà alla festa che precede la quaresima. Il termine è considerato una derivazione di fasen o faseln, che vuol dire ‘parlare in modo insensato’, ‘dire sciocchezze’. Perciò Carl Rademacher, quale direttore del Museo Preistorico di Colonia, notò che il nome tedesco della festa “denoterebbe così una festa di follia, gozzoviglia, licenziosità”. E come Rademacher indicò, questo nome “corrisponde abbastanza bene a molti usuali aspetti del carnevale”. I giochi che si fanno durante il Fastnacht sembrano confermare la derivazione del nome della festa da parole che significano ‘parlare in modo insensato’.
Lo Standard Dictionary of Folklore, Mythology and Legend di Funk e Wagnalls dice: “I giochi del Fastnacht sorsero dai canti e dagli scherzi burleschi delle mascherate che seguivano l’antica processione dei carri teutonici a forma di nave”. Carl Rademacher pure osservò: “Troviamo ripetuti riferimenti all’uso di tali carri a forma di nave in città tedesche nel Medio Evo”. Si riferì che quelle processioni che seguivano una nave su ruote erano licenziose. Un monaco narrò che nell’anno 1133 un carro a forma di nave in una festa fu preso da Aquisgrana in Germania e fu portato in Olanda seguìto da una grande processione di uomini e donne. Nude eccetto una gonna corta, le donne danzarono, dice il monaco, ‘con diabolica licenziosità’ intorno al carro a forma di nave.
Battaglia delle Arance 2007 - Ivrea
Un altro significato del “carnevale” è dato da parecchie opere di consultazione danno una derivazione alternativa alla parola “carnevale”. Per esempio, lo Standard Dictionary of Folklore, Mythology and Legend di Funk e Wagnalls dice: “Il carnevale si spiega come . . . derivato da carrus navalis, carro del mare, un veicolo a forma di barca su ruote usato nelle processioni di Dioniso (in seguito in altre processioni festive) e da cui si cantava ogni sorta di canti satirici”. Potrebbe questa derivazione della parola “carnevale” da carrus navalis essere la più accurata? Dopo aver considerato le feste di molti popoli antichi, che facevano carri a forma di nave, danze promiscue e mascherate, Carl Rademacher concluse che questa derivazione “ha così molto a suo favore”.
Ma indipendentemente da dove la parola “carnevale” può esser derivata, è chiara l’evidenza che questa festa che precede la quaresima è d’origine pagana. L’Encyclopædia of Religion and Ethics, a cura di James Hastings, spiega: “Le processioni ateniesi col carro a forma di nave erano fatte in onore del dio Dioniso. Il culto del dio Dioniso ebbe la sua controparte romana nei Baccanali, come anche nei Saturnali e nei Lupercali, feste che nel successivo periodo romano furono caratterizzate da sfrenati motteggi e sbrigliata libertà, ed erano in un certo senso una temporanea sovversione dell’ordine civile. Questo spirito generale, insieme a certi aspetti speciali, fu trasmesso al carnevale in particolare, e questo spiega perché questa festa ha assunto il suo peculiare carattere in regioni dove la civiltà romana ha dominato suprema”. — Vol. 3, pagina 226.
Che il carnevale celebrato nei paesi cattolici sia in effetti un adattamento di antiche feste pagane è pure notato nell’Encyclopædia Britannica, nella sua undicesima edizione. Questa fonte spiega inoltre gli atteggiamenti dei papi verso questa festa, dicendo: “Anticamente il carnevale si faceva a cominciare dalla dodicesima notte (6° di gennaio) e durava fino a mezzanotte del martedì grasso. C’è poco da dubitare che questo periodo di licenziosità rappresenti un compromesso che la chiesa è sempre stata incline a fare con le feste pagane e che il carnevale rappresenti in realtà i Saturnali romani. Roma è sempre stata la sede principale del carnevale, e sebbene alcuni papi, notevolmente Clemente IX e XI e Benedetto XIII, facessero sforzi per arginare la marea delle gozzoviglie dei Baccanali, molti papi furono grandi patroni e promotori dell’osservanza del carnevale”. — Vol. 5, pagina 366.
‘Ma perché, potete chiedere, ‘i capi religiosi, che han preteso d’essere cristiani, hanno condonato e perfino promosso una festa che è di origine pagana?’ Perché queste feste pagane avevano fra i popoli antichi radici profonde. Esse erano così popolari che il popolo non era incline a rinunciarvi. La Chiesa fece dunque compromesso, permettendo al popolo di ritenere le sue feste, ma diede a queste feste un significato diverso, mettendole in relazione con gli insegnamenti della Chiesa come la quaresima. L’Encyclopædia of Religion and Ethics di James Hastings spiega: “In quanto ad apportare un desiderabile cambiamento al carattere delle feste popolari da tempo stabilite le quali non potevano essere sommariamente abolite, la Chiesa adottò il piano di provvederle con motivi cristiani, procedura che fu largamente adottata nel caso delle festività del carnevale”.
A Nizza in Francia un enorme manichino di “Sua Maestà il Carnevale”, alla fine del carnevale, viene portato in riva al mare e bruciato. Questo è l’aspetto conclusivo di molti carnevali. Da dove può aver avuto origine questa usanza? È interessante che c’è un rimarchevole parallelo di questo aspetto del carnevale con le antiche feste pagane. Riguardo a ciò James G. Frazer, nella sua ben nota opera The Golden Bough, osserva: Spesso è stata osservata la somiglianza fra i Saturnali degli antichi e il carnevale dell’Italia moderna; ma alla luce di tutti i fatti che ci sono stati posti dinanzi, possiamo ben chiederci se la somiglianza non ammonta a un’identità. Abbiamo visto che in Italia, Spagna e Francia, nei paesi dove l’influenza di Roma è stata cioè più profonda e più durevole, un cospicuo aspetto del carnevale è la figura burlesca che personifica il periodo festivo, la quale dopo una breve carriera di gloria e dissipazione è pubblicamente colpita, bruciata o altrimenti distrutta, con finto cordoglio o genuino diletto della popolazione. Se la veduta qui suggerita del carnevale è corretta, questo personaggio grottesco non è altri che un diretto successore dell’antico re dei Saturnali, il signore delle dissolutezze [il quale, alla fine delle antiche festosità pagane era pure messo a morte]”.
Il fatto che il carnevale sia stato accettato dalla Chiesa Cattolica Romana, essendo perfino approvato e promosso da vari papi, ne fa forse una festa cristiana? Ebbene, potreste chiedervi: Si può forse immaginare che Gesù Cristo o i suoi apostoli partecipassero a feste da cui ebbe origine il carnevale, essendo un trattenimento con ubriachezza, immoralità e selvagge danze di quelle festività antiche? Se no, come si può esser vero seguace di Cristo e partecipare ai festeggiamenti del carnevale moderno?
Sicuramente, è per questo che altre religioni cristiane come i testimoni di Geova si astengono da ogni partecipazione al carnevale, il quale ha avuto chiramente origine da feste pagane che Dio considera impure.