Oggi è Natale ?
A Natale canzoni, film e programmi televisivi promuovono un’atmosfera di festa allegra e coinvolgente: lo spirito natalizio. Secondo voi, quale dovrebbe essere il principale obiettivo dello spirito natalizio?Ricordare Gesù ,provare la gioia del dare,aiutare i bisognosi,passare del tempo con la famiglia e promuovere la pace. Molti che celebrano il Natale trovano difficile raggiungere questi obiettivi durante il periodo delle feste. Il Natale è spesso un periodo frenetico e stressante, ed è un vero e proprio business. Esiste ancora l’“autentico” spirito natalizio?
Alcuni festeggiano il Natale per ricordare la nascita di Gesù. Il problema è che . . . Le famose canzoni di Natale e molte usanze natalizie hanno poco a che vedere con Gesù Cristo. Milioni di persone che celebrano questa festa non hanno fede in lui: alcuni non credono nemmeno che sia esistito. Nella società consumistica di oggi il Natale è diventato una festa che serve a pubblicizzare prodotti anziché un’occasione per ricordare Gesù.
Un’ altra ragione per cui alcuni celebrano la festa.E’ che, in base alle parole di Gesù, un dono rende felice sia chi lo fa che chi lo riceve (Atti 20,35). Desiderando provare tale felicità, molti vedono lo scambio di doni come una delle caratteristiche più importanti del Natale. Per esempio da un sondaggio è emerso che anche l’anno scorso, in piena crisi economica, in Irlanda ogni famiglia prevedeva di spendere oltre 500 euro per i regali di Natale. Per molti lo scambio di doni a Natale è fonte di stress, non di felicità. Perché? Tanti si sentono obbligati a comprare regali che non possono permettersi. E, dato che tutti fanno acquisti nello stesso periodo, per molti l’affollamento nei negozi e le lunghe file alla cassa sono un vero e proprio incubo. Ma ,“Praticate il dare”, disse Gesù. ( Luca 6,38 ) Con le sue parole non limitò il dare a un certo periodo dell’anno in cui ci si aspetta che le persone facciano regali. Gesù esortò i suoi seguaci a fare della generosità un’abitudine, un modo di vivere. Chi si comporta così non si sente obbligato a regalare un determinato oggetto a una determinata persona in un determinato momento, come spesso succede con i regali di Natale.
Tuttavia, oggi alcuni vogliono seguire l’esempio di Gesù, che aiutava i poveri, i malati e gli afflitti. Pensano che il periodo migliore per farlo sia quello natalizio, durante il quale spesso gli enti di beneficenza intensificano le loro attività di raccolta fondi. Attenzione però! Nel periodo natalizio molti sono presi dallo shopping e dai festeggiamenti con parenti e amici. Tutto questo lascia loro poco tempo, energie e denaro per occuparsi di poveri e bisognosi, se non con un’offerta a qualche ente di beneficenza.Ricordate anche, che chi è povero, ha fame o è afflitto non soffre solo a Natale. Se vi accorgete che qualcuno è nel bisogno e siete in grado di aiutarlo, perché aspettare le feste per fare qualcosa? San Paolo diede un consiglio ai primi cristiani che volevano aiutare i poveri. “Ogni primo giorno della settimana, ciascuno di voi, nella propria casa, metta da parte qualcosa secondo che abbia prosperità”. (1 Corinti 16,2) Potreste ‘mettere da parte’ regolarmente un po’ di denaro da dare a persone o a enti che faranno un uso oculato di tali donazioni? Così facendo vi interesserete dei bisognosi senza però andare oltre le vostre possibilità. Ed ancora, ad esempio, i bravi genitori insegnano ai figli ad aiutare le persone anziane nelle faccende quotidiane, a incoraggiare chi è malato con un biglietto, una visita o una telefonata, e a interessarsi di altri bambini poveri o disabili. Così i figli imparano a essere buoni e generosi tutto l’anno.
Oggi molte famiglie non vedono l’ora di stare insieme a Natale per passare momenti ‘buoni’ e ‘piacevoli’.Paradossalmente ,notate cosa si legge nell’ Encyclopedia of Christmas and New Year’s Celebrations: “Le tensioni familiari che per il resto dell’anno rimangono latenti molto spesso esplodono quando la famiglia si riunisce per le feste”.Piuttosto non sarebbe meglio, per quanto è possibile, andare a trovare regolarmente i vostri familiari? Se avete parenti che vivono lontano potete comunque tenervi in contatto. Perché non scrivere lettere, telefonare, mandare mail o chattare online? Se comunicate regolarmente ridurrete al minimo le incomprensioni. Se si vanno a trovare i parenti solo una volta all’anno, questi possono diventare ben presto degli estranei, specialmente per i bambini. Alcuni bambini pensano di non avere molto in comune con i nonni o i parenti lontani. Quindi incoraggiate i vostri figli, trascorrendo del tempo con i parenti anziani. I bambini che passano regolarmente del tempo con persone anziane tendono a diventare più comprensivi e ad apprezzare maggiormente gli adulti. Inoltre,voi più grandi, se riducete al minimo gli attriti grazie a un buon dialogo, vi sarà più facile avvicinare i singoli componenti della famiglia per risolvere a quattr’occhi eventuali problemi e passare momenti ‘buoni’ e ‘piacevoli’ quando vi riunite tutti insieme.
Ogni anno il papa e altri capi religiosi predicano messaggi di pace, nella speranza che a Natale si realizzi la proclamazione angelica: “Sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà”. In occasione di questa festività alcuni fanno anche dei pellegrinaggi.La pace nel periodo natalizio è tutt’al più temporanea.
Ad esempio nel dicembre del 1914, mentre in Europa si combatteva la prima guerra mondiale, i soldati inglesi e tedeschi uscirono dalle trincee per festeggiare il Natale insieme. Condivisero cibo, bevande e sigarette. Giocarono persino a calcio.
La tregua però non durò molto. In una lettera dal fronte, un soldato inglese riferì ciò che gli aveva detto un soldato tedesco: “Oggi siamo stati in pace, ma domani tu combatterai per il tuo paese e io per il mio”.Gesù non nacque sulla terra per portare un giorno di pace all’anno.
A tal proposito sapevate che….. Nel mondo quasi due miliardi di persone festeggiano il Natale il 25 dicembre, mentre sono almeno 200 milioni coloro che celebrano la nascita di Gesù Cristo il 7 gennaio. Ci sono comunque altri milioni di persone che scelgono di non festeggiare per niente il Natale. Perché?Alcuni professano religioni non cristiane, come ebrei, induisti o scintoisti. Altri, per esempio atei, agnostici, liberi pensatori o umanisti laici, ritengono che la storia della Natività sia una leggenda. Tuttavia vi sorprenderà sapere che un numero considerevole di persone che credono in Gesù rifiuta le tradizioni natalizie. Perché? Per almeno quattro motivi.
I
Primo, non credono che Gesù sia nato a dicembre o a gennaio. La Bibbia non menziona mai una data specifica. Dice semplicemente: “In quello stesso paese c’erano anche dei pastori che dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi. E improvvisamente l’angelo di Dio stette presso di loro, e . . . disse loro: ‘ . . . Vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore’”. (Vangelo di Luca 2,8-11)I fatti collocano la nascita di Gesù verso gli inizi di ottobre, quando i pastori trascorrevano ancora la notte all’aperto con i greggi. I mesi di dicembre e gennaio, invece, nelle campagne intorno a Betleem sono i più freddi dell’anno, per cui di notte i greggi vengono tenuti al coperto.
Nel racconto dell’evangelista Luca troviamo un altro dettaglio a sostegno di questa conclusione: “In quei giorni fu emanato da Cesare Augusto il decreto che tutta la terra abitata si registrasse; (questa prima registrazione ebbe luogo quando Quirinio era governatore della Siria); e tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella propria città”. — Luca 2:1-3 .
Forse Augusto dispose che fosse fatta questa registrazione (un censimento) al fine di raccogliere informazioni per scopi fiscali e di coscrizione militare. In ottemperanza a questo decreto, Maria, anche se ormai prossima al parto, fece assieme a suo marito Giuseppe un viaggio di circa 150 chilometri da Nazaret a Betleem. Riflettete: vi sembra logico che Augusto, governante che non interferiva quasi mai con il governo delle autorità locali, chiedesse ad un popolo già incline alla rivolta di fare un viaggio così lungo proprio in inverno?
A tal proposito il 14 gennaio’87 papa Giovanni Paolo II ha detto che “per quanto riguarda la data precisa della nascita di Gesù,i pareri degli esperti non sono concordi. Si ammette comunemente che il monaco Dionigi il Piccolo, quando nell' anno 533 propose di calcolare gli anni non dalla fondazione di Roma, ma dalla nascita di Gesù Cristo, sia caduto in errore. Sino a qualche tempo fa si riteneva che si trattasse di uno sbaglio di circa quattro anni.” ha detto Giovanni Paolo II . Wojtyla, nel suo discorso, ha poi aggiunto: “ Anche la data del 25 dicembre, più che storica, è simbolica. Essa è di origine romana. La prima notizia del Natale al 25 dicembre si ha sotto papa Giulio (337-352). La data sembra provenire dal calendario civile romano. L' imperatore Augusto, nel 274, introdusse per questo giorno la celebrazione del Sol Invictus, quale fine del solstizio invernale (21 dicembre). La festa pagana venne cambiata in festa cristiana. Nelle preghiere liturgiche del Natale c' è appunto un inno che accenna al nuovo sole: Sol novus oritur. Sorge un nuovo Sole: Cristo.
Sia la nascita di Mitra che quella di Gesù sono celebrate il 25 dicembre, in virtù dell'identificazione prima dell'uno poi dell'altro con il Sol Invictus.
Il solstizio d'inverno per il suo carattere simbolico di vittoria sulla tenebra diventò un riferimento alla vittoria del bene sul male. Non stupisce che questo simbolo sia stato adottato da molti sistemi religiosi. Molti studiosi, quindi, hanno suggerito che la data del 25 dicembre per la nascita di Gesù sia stata stabilita convenzionalmente. Dato che i vangeli non specificano in modo esplicito la data, molti cristiani hanno accettato questa interpretazione. Ad esempio nella rivista Famiglia Cristiana del 1º dicembre 2002, leggiamo:
“ La celebrazione del 25 dicembre, come commemorazione della nascita di Gesù Cristo, è attestata per la prima volta nel Cronografo romano del 354, redatto sotto papa Liberio, che fa riferimento ad un elenco di feste compilato originariamente nel 336. Questa data, di cui non si trova traccia nei Vangeli, fu probabilmente scelta per sostituire la festa del Sole invitto, introdotta a Roma nel 274 dall'imperatore Aureliano”
Recenti studi, però, hanno portato a rivedere queste conclusioni. Si osservi anzitutto che il culto del Sole invitto fu imposto cinquant'anni prima, nel 220 dall'imperatore Eliogabalo, ma era già diffuso fin dal regno di Settimio Severo, attorno all'anno 200[13]. Inoltre, i primi cristiani, soprattutto in Oriente, non celebravano il Natale ma l'Epifania, ritenendola più importante, e la data di celebrazione di questa festa, strettamente correlata alla data del Natale, è attestata circa dall'anno 200 (la celebrazione era fatta dai seguaci di Basilide; altri scrittori di questo stesso periodo che confermano la data del Natale sono Clemente di Alessandria e Ippolito di Roma). Anche i riferimenti evangelici, basati sul turno sacerdotale del padre di Giovanni il Battista, Zaccaria, sono stati interpretati solo recentemente, quando un archeologo israeliano ha trovato fra i manoscritti del Mar Morto l'indicazione della collocazione temporale dei turni sacerdotali entro il calendario ebraico
La Piccola Treccani dice: “Nella scelta del 25 dic. come giorno di Natale del Salvatore ha influito il calendario civile romano che dalla fine del sec. 3° celebrava in quel giorno il solstizio invernale e il natale del ‘sole invitto’
”.
Del resto, tanti altri particolari che riguardano il Natale non derivano da fonti evangeliche. Per esempio, in tutte le raffigurazioni artistiche o nei racconti che hanno per oggetto il presepio, sono rappresentati il bue e l' asino. Ma gli evangelisti non ne parlano. Così per quanto riguarda i re Magi, il Vangelo di Matteo non dice quanti siano andati a Betlemme”.Quest’argomento è stato in parte ripreso il 20 novembre dello scorso anno da Joseph Ratzinger durante la presentazione ,in Vaticano, del suo libro dedicato all'infanzia di Gesù. Il Papa emerito spiega che in realtà non c'erano animali intorno alla mangiatoia e che anzi essi sono stati aggiunti dalla tradizione.
Non ultimo il quotidiano vaticano, L’Osservatore Romano (20-21 dicembre 2004), ha fatto osservazioni molto interessanti.Per quanto riguarda la data in cui si celebra il Natale, il quotidiano cattolico ha scritto: “La vera data della nascita di Gesù è tutta, storicamente, sotto un velo di incertezza sia in relazione alla storia romana e al censimento imperiale di quell’epoca, che alle ricerche dei secoli successivi. . . . La data del 25 dicembre, com’è noto, è stata scelta dalla Chiesa di Roma fin dal IV secolo d.C. Questa data, nella Roma pagana, era dedicata al dio Sole . . . Anche se a Roma, per l’editto di Costantino, era già affermato il cristianesimo, era ancora diffuso, specialmente tra i soldati romani, il mito di Mitra . . . Le suddette festività, con al centro il 25 dicembre, erano molto radicate nelle tradizioni popolari e quindi la Chiesa di Roma pensò di dare alla data un senso religioso cristiano sostituendo al dio Sole, il vero Sole di Giustizia Gesù Cristo, quale giorno della Sua nascita”. Che dire dell’albero di Natale, ormai entrato a far parte della tradizione cattolica?L’articolo del quotidiano cattolico ha messo in evidenza che nell’antichità molti sempreverdi “furono considerati, in buona parte, con significati magici o medicamentosi contro le malattie come l’agrifoglio, il pungitopo, l’alloro, i rami di pino o di abete”. L’articolo ha detto inoltre che, in seguito, “il giorno della vigilia, il 24 dicembre venivano ricordati i nostri progenitori Adamo ed Eva con il popolarissimo episodio dell’albero del Paradiso Terrestre . . . L’albero avrebbe dovuto essere un melo, ma siccome in inverno sarebbe stato inutilizzabile perché spogliato di foglie, sulle scene si metteva un abete e accanto ai rami, delle mele oppure, a significare il futuro avvento della Redenzione, delle ostie preparate con dei biscotti schiacciati con appositi stampi, simboli della presenza eucaristica di Gesù, e con dei dolcetti e doni per i bambini”. E in epoche successive?Nel ricordare che della tradizione dell’albero di Natale vero e proprio si hanno le prime notizie nella Germania del XVI secolo, L’Osservatore Romano ha rilevato che “l’Italia fu una delle ultime nazioni ad accogliere l’albero di Natale anche per una diceria, diffusa abbastanza ampiamente, che l’albero fosse una usanza protestante e quindi da sostituire con il presepe”. Papa Paolo VI “ha iniziato la tradizione di innalzare accanto al grandioso presepe [in Piazza San Pietro, a Roma], un grande albero di Natale”.
Ma ancora,Augusto Cacopardo nel suo libro "Natale pagano. Feste d’inverno nello Hindu Kush" ci parla dei Kalasha, una piccola popolazione del Pakistan che, oltre che per l’etnografia, presenta un interesse particolare anche per la storia delle religioni e per gli studi di indoeuropeistica. Essa ci offre infatti l'unico esempio oggi esistente di religione praticata da un popolo di lingua indoeuropea che non si sia lasciata assorbire da uno dei grandi sistemi religiosi storici – Induismo, Buddismo, Zoroastrismo, Cristianesimo, Islam. Sono in tutto solo poche migliaia e vivono tra i monti del nord-ovest del Pakistan lungo il confine afghano ad altitudini che sfiorano i 2.000 metri. La ricerca sul campo si è focalizzata in particolare sul ciclo festivo invernale. Il grandioso complesso festivo del solstizio d’inverno – il Chaumos – costituisce il fulcro del sistema rituale Kalasha e racchiude in sé gli ideali a cui si ispira l’intera cultura. Ci aiuta a comprendere meglio dove affondino le radici pre-cristiane delle nostre “feste di dicembre”; è infatti opinione largamente condivisa che le festività cristiane incentrate sul Natale si siano sovrapposte a cicli festivi pagani – celtici, germanici, slavi, italici – che celebravano il solstizio d'inverno.
Nella “Nuova Enciclopedia Cattolica” dell’Ordine Francescano (ed. 1941) è scritto: “… per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I Vangeli non indicano né il giorno né l’anno”; “fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il Sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti” (giorno della nascita del sole invincibile)”.
II
Secondo, l’unico evento che Gesù disse specificamente ai suoi seguaci di commemorare fu la sua morte, non la sua nascita. E questa celebrazione doveva consistere in un semplice pasto di comunione. È da notare inoltre che i Vangeli di Marco e Giovanni tacciono sulla nascita di Gesù.
III
Terzo, non esistono prove storiche a conferma del fatto che i primi cristiani celebrassero la nascita del Cristo. È sicuro invece che commemoravano la sua morte. Fu solo tre secoli dopo la nascita di Gesù che la cristianità cominciò ufficialmente a osservare il Natale il 25 dicembre. Fatto degno di nota, a metà del XVII secolo il Parlamento inglese varò una legge che proibiva le celebrazioni del Natale. Negli Stati Uniti l’assemblea legislativa del Massachusetts fece lo stesso. Perché? Un libro dice: “Non esiste alcuna ragione né biblica né storica per collocare la nascita di Gesù il 25 dicembre”. E aggiunge che per i puritani “il Natale non era nient’altro che una festività pagana mascherata da celebrazione cristiana”. — The Battle for Christmas.
IV
Questo introduce un quarto motivo: l’ origine della celebrazione stessa. Le radici del Natale possono essere ricondotte alla pagana Roma con le sue varie feste in onore del dio dell’agricoltura Saturno e del dio sole Mithra, o Sole Invitto. Gli antropologi Christian Rätsch e Claudia Müller-Ebeling scrivono: “Come nel caso di molte credenze e usanze precristiane, l’antica festività che commemorava il ritorno annuale del sole fu adottata per celebrare la nascita di Cristo”. — Pagan Christmas.
Che voi festeggiate il Natale per fede ,cultura , tradizione o non lo facciate riteniamo sia stato opportuno informarvi al riguardo.